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Questioni aperte nel poetry slam (a partire dalle finali LIPS 2017)

Di Dome Bulfaro (luglio 2017)

Campione

Simone Savogin ha centrato il triplete. Savogin Real. Così si è letto in alcuni post su FB e in qualche articolo uscito subito dopo queste, esaltanti, finali nazionali LIPS 2017. Eppure mai come quest'anno “il Savo” ha rischiato di perdere la corona. A mezzo punto dal cielo si è fermata, la splendida scalata da ciclista, di Andrea Fabiani. Terza Eugenia Galli, miglior piazzamento nazionale al femminile di sempre, nei quattro campionati LIPS dal 2014 ad oggi. Quarto Nicolas Cunial che è rimasto fuori dal podio per 0,10 decimi di punto, autore cresciuto poeticamente e performativamente in maniera esponenziale in questo ultimo anno.

Ma questa è la cronaca di come il merito poetico performativo si è mescolato al gioco della roulette russa. La fortuna se vuoi vincere devi averla schierata dalla tua parte. Francesca Gironi e Marko Miladinovic ad esempio, in quanto estratti per primi, hanno pagato un dazio pesantissimo. La giuria popolare scelta a caso nel pubblico è riuscita a trovare un metro di votazione solo dopo la prima performance di Simone Savogin, prova muscolare sulla quale ha costruito la sua terza consecutiva affermazione come Campione.

Campione di poesia? Di slam? Anche ma soprattutto “il Savo” è stato in questi anni Campione di saggezza, di umiltà, di silenzioso sostegno della LIPS, di disponibilità nel mettersi a servizio del movimento slam. Per volere dello stesso “savio” Savogin, nonostante sia stato lui a laurearsi campione, a rappresentare l'Italia alla prossima Coppa del Mondo di poetry slam andrà Andrea Fabiani. Si può cogliere la statura d’animo in questo gesto confermato dalla sua intervista rilasciata al giornalista Simone Rotunno de “La Provincia” di Como e Lecco: “Rappresenterà lui al meglio l’Italia alle finali di Parigi: è un bravissimo talento e merita molto. Sono onorato che partecipi Andrea al mio posto”. Perché se c’è una lezione che ti porti a casa dopo uno slam è la classe che dimostra un poeta in gara nel saper perdere e anche nel saper vincere.

I punti più importanti che puoi guadagnare in uno slam non li troverai scritti sul tabellone.

Dispositivi teatrali

Il dispositivo teatrale adottato quest’anno è quello che più mi ha convinto. Tre finali da sette finalisti che determinano con i primi 4 classificati per finale, la prima scrematura dei 21 finalisti nazionali. Una finalissima con 12 poeti in gara, passati a 6 dopo la prima manche e con un testa a testa ridotto a tre, per un triello che grazie a questo meccanismo selettivo ha prodotto un triello finale al cardiopalma. Perché lo slam è uno spettacolo costruito a canovaccio, che vive di regole narrative, che devono rispondere alle classiche domande di scrittura drammaturgica, a cominciare da questa: “come porto il pubblico a raggiungere il climax” della vicenda che stiamo raccontando.

La scelta di questo dispositivo narrativo esalta la gara rispetto a quello in cui tutti i poeti hanno il diritto, una volta entrati nell’arena della finalissima, di dire almeno due testi. Aiuterebbe il pubblico a capire meglio quale slammer spingere verso il podio ma allungherebbe anche i tempi, rischiando di appesantire il ritmo narrativo dello spettacolo.

La formula selettiva delle “tre finali + finalissima” è stata possibile anche perché queste –credo sia un’altra nota di merito e maturità raggiunta dalla LIPS in quanto Slam Family italiana– sono le prime finali nazionali organizzate direttamente dalla LIPS, in cui i tre principali enti ospitanti – il Forum Giovani di Monza, il Macao di Milano, la coop di Mezzago– non hanno posto e non avevano particolari vincoli. I direttori artistici dei tre festival degli anni scorsi che hanno adottato le finali – PoesiaPresente (2014), La Punta della Lingua (2015) e Parole Spalancate (2016) – assumevano giustamente anche la direzione anche delle finali. che dovevano incastrare con il resto degli eventi in programma.

Lo slam è uno spettacolo che si scrive mentre si gira.

Lo speech

Queste sono state le finali dove tutti gli MC, per la prima volta, hanno potuto mostrare il proprio stile. Si è potuta comparare la loro capacità di tenere il palco, il loro essere equanimi, intrattenitori, rapsodi, stimolatori della criticità, preparati, completi, reattivi agli imprevisti, empatici, interattivi, carismatici nel condurre uno slam da veri Maestro di Cerimonia.

La politica inclusiva degli MC adottata fino alle finali dell’anno scorso ha forse pagato in termini di spettacolo, perché con due o tre MC sul palco, si dinamizza di più lo show. Però è anche vero che si rischia ancor più di complicarsi la vita, specie se il duo o il trio non sono ben collaudati, com’è invece il caso di Paolo Agrati e ScartyDOC, i due MC che hanno condotto la finalissima 2017, in cui i ruoli di protagonista e spalla sono stati chiari e smistati con meccanismi ben oleati.

È l’anno in cui gli MC non si sono misurati con lo speech. E se lo slam è una Fiesta, riprendendo Hamingway, l’MC è il torero, e lo speech è il toro più difficile da infilzare. Lo puoi affrontare tutto in un blocco, la sfida più pericolosa, o frammentare nel corso dello slam, ma il keynote speech va afferrato per le corna e decapitato. Perché il poetry slam è una Fiesta in cui il patto di corresponsabilità tra pubblico, poeti e MC, non può venire meno, e va firmato col sangue del toro e, tramite il rito del sacrifice, anche con quello del torero.

Gli MC di quest’anno sono veterani del palco, scafati lupi di mare, a cui poco si può insegnare e da cui tutti noi tanto abbiamo da imparare. Hanno galvanizzato il pubblico a dovere e reso queste finali, come le precedenti, entusiasmanti. Però il sacrifice e lo speech sono le due grandi sfide di questa cerimonia: se non le accetti lo slam t’incorna, come un toro col torero, e trafiggendo il tuo trajes de Luces, anche le paillettes dello slam, per i buongustai di questo rito sociale, brillano di meno.

Ci sono poetry slam in altri Paesi in cui lo speech non c’è mai stato o è decaduto. Lo stesso sacrifice non appare tra le regole obbligatorio. Eppure senza uno di questi due riti di passaggio, anche il senso dello slam s’impoverisce, gira lo sguardo verso lo show e volta un poco le spalle all’aspetto più politico del poetry slam.

Lo speech è lo spartiacque principale che simboleggia due scuole di pensiero su come interpretare il ruolo dell’MC. Scuole che a ben vedere ritroviamo identiche anche alle radici dell’Hip Hop americano: da un lato la scuola più “politica”, in cui è forte il senso di responsabilità nei confronti della comunità, dall’altra quella più votata al divertimento. A queste due scuole se ne è aggiunta una terza, votata al solo divertimento, per ora arginata nel sottobosco dello slam, che di pensiero slam ne mette poco o niente. Su questa possibile deriva, la LIPS, in quanto Slam Family d’Italia, qualche strategia e riflessione critica in più dovrà attuarla.

 

Poeti e organizzatori

Queste finali ci dicono con eloquenza che il movimento slam italiano sta facendo maturare tanti poeti, giovani e non. Ogni anno gli slammer in gara sono sempre più preparati, sia nel testo che nella performance, le due componenti qualitative (gli MC devono sempre ricordarlo al pubblico) che la giuria popolare, una volta estratta, deve misurare e condensare in un unico voto.

Che il tasso qualitativo si sia notevolmente alzato lo possiamo riscontrare anche dal maggiore ricambio di finalisti registrato rispetto agli anni scorsi. Dei venti dell’anno scorso, si sono confermati solo in cinque: Bartolini, Iachini, Miladinovic, Gironi e Savogin. Non è più scontato per nessuno arrivare in finale.

Stanno inoltre crescendo molto i Collettivi. Se l’anno passato si era affermato Zoopalco di Bologna, quest’anno nell’orbita slam sono giunti a piena maturità anche il PSA Abruzzo e i Mitilanti di La Spezia. Non solo in termini di apporto numerico ma anche, ed è il profilo più importante, di propria identità. Stando alla classifica della finalissima e guardando alla effettiva provenienza dei poeti (e non ai Campionati regionali nei quali si sono qualificati), la Liguria (con Fabiani e Bonomi) e la Sardegna (con Demontis e Doro), hanno segnato il maggiore salto di qualità rispetto agli anni passati.

L’ospite straniero, il poeta argentino Ignacio Perini, avrei preferito giocarmelo nella finalissima e non nelle finali, ma non si può essere d’accordo su tutto. Al di là delle fisiologiche differenze di vedute, va sottolineato che la direzione artistica di Paolo Agrati e ScartyDOC è stata ottima. Come tutto il supporto LIPS. Specie del neo Presidente Sergio Garau e della evergreen segretaria Elena Gerasi, sempre sul pezzo.

Chi credeva o temeva, me compreso, che questo sarebbe stato l’anno dell’invasione della Stand-Up Poetry si è dovuto ampiamente ricredere. Dei dodici che hanno guadagnato la finalissima, solo Andrea Fabiani, che peraltro pratica una stand-up soft, rientra in questo genere. I detrattori dello slam dovranno aggrapparsi ad altri appigli per sconfessare quello che, disposti o no ad ammetterlo, è il movimento che sta cambiando le coordinate di riferimento della poesia italiana.

 

Classifica della finalissima LIPS 2017

sabato 8 luglio
piazza Roma – Monza h 20:45
MC’s Paolo Agrati e Davide Passoni
A seguire Guido Catalano

1° Simone Savogin

2° Andrea Fabiani

3° Eugenia Galli

4° Nicolas Cunial 
5° Andrea Bonomi 
6° Robero Demontis 
7° Matteo Di Genova

8° Vittorio V Zollo

9° (ex aequo) Alessandro Doro

9° (ex aequo) Francesco Bastianon

11° Marko Miladinovic

12° Francesca Gironi

Gli altri 9 finalisti usciti nelle tre finali: Marea Mammano, Mattia Zadra, Emanuele Ingrosso, Ciccio Rigoli, Lorenzo Bartolini, Manuel Lavoriero, Karolina Luce, Giuliano Carlo De Santis, Riccardo Iachini

Principali organizzatori

Come ho scritto nella Guida liquida al poetry slam (Agenzia X, 2016): “Gli organizzatori sono tenuti in alta considerazione. Non solo avviano il processo di realizzazione dello slam ma si occupano per esempio dell'ospitalità degli slmmer, non di rado mettendo anche la propria casa a disposizione”. Rendiamo quindi merito a tutti gli organizzatori delle oltre 250 gare eliminatorie, in particolare ai coordinatori (c) e vice (v) del Campionato LIPS 2016-2017.

Lombardia: Davide Passoni (c), Lorenzo Ferri (v) e Marko Miladinovic (v. Canton Ticino) 
Trentino-Alto Adige: Lucia Rosanna Gambuzzi (c) Adriano Cataldo (v - Adriano Catd)
Veneto: Alessandro Burbank (c) 
Friuli-Venezia Giulia: Christian Sinicco (c), Giuseppe Nava (v), Matteo Danieli (v) 
Piemonte e Valle D’Aosta: Alessandra Racca (c), Arsenio Bravuomo (v)
Liguria: Filippo Balestra (c), Alfonso Pierro (v), Andrea Fabiani (v) 
Emilia-Romagna e Toscana: Silvia Parma Due (c), Iachini Riccardo Iachini (v)
Toscana: Nicolas Cunial (c), Rosaria Rosi Lo Russo (v) 
Marche e Umbria: Luigi Socci (c), Alessandro Seri (v) Francesca Gironi (v)
Abruzzo e Molise: Alessandro Scanu (c) e Matteo Di Genova (v) e Abruzzo PSA: Dimitri RuggeriAlessandra ProsperoAndrea Pompa.
Puglia, Basilicata e Calabria: Andrea Bitonto (c), Donatella Gasparro (v), Francesco Franco Fittipaldi (v)
Lazio: Valerio Piga (c)
Campania: Francesca Tiresia Mazzoni (c), Vittorio V Zollo (v), Andrea Maio (v)
Sicilia: Nausica Zocco (c), Alessandro Puglisi (v), Officina creativa (v)
Sardegna: Sergio Garau (c), Giovanni Salis (v)

Comunicazione LIPS: Massimo Mirabile (c), Davide Passoni (v - grafica)
Rapporti estero: Sergio Garau (c), Elena Gerasi (v)
Finali 2017: Paolo Agrati (c)
Slam speciali: Lello Voce (l’ultimo organizzato al MAXXI di Roma)

Finali organizzate dalla Slam Family

LIPS - Lega Italiana Poetry Slam

direzione artistica: Paolo Agrati e Davide ScartyDOC Passoni

in collaborazione con:
Forum Giovani Monza
Comune di Monza
Carrobiolo2000
Coop Mezzago
Palazzo Archinti
Bloom Mezzago Official
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