Dome Bulfaro

  • Stagione PoesiaPresente

Volevo che la poesia fosse Presente. Non volevo cadere nell’abbaglio che la poesia fosse per tutti tuttavia ero convinto che dovesse essere, come la musica, a portata di mano di tutti. Ero guidato dall’idea che un poeta, dopo anni in cui si relegava la poesia in una stanza dei bottoni, dovesse restituire il maltolto alle persone e si riconfigurasse nell’immaginario collettivo la poesia come fatto sociale.

Per questa ragione ho ideato la stagione di PoesiaPresente. L’ho realizzata prima di tutto con Simona Cesana ed Enrico Roveris, per un certo periodo è stato molto importante anche il contributo del poeta Fabiano Alborghetti.

Ha debuttato a Monza nel 2006, come modello culturale antitetico a quello proposto dai festival di poesia che prevedeva incontri coi poeti in 2-5 giorni massimo condensati in un anno, unico modello culturale proposto fino ad allora.

Franco Loi, Edoardo Zuccato e Claudio Recalcati sono i tre poeti che hanno aperto la prima stagione che, rifiutando l’idea di riunire autori per tematiche, ha incentrato i suoi eventi sulle problematiche del fare poesia.

La stagione fin dalla seconda edizione (gennaio 2008) diventa una proposta culturale su più città messe in rete, con coniuga incontri con i maggiori poeti contemporanei (col tempo non solo italiani), laboratori per ogni età, azioni di poesia sociale e di poetry therapy (pratiche allora sconosciute ai più, anche fra i poeti).

Dopo dieci anni di attività sviluppata tra il 2006 e il 2016, per il numero di incontri realizzati pubblicamente, in particolare a centinaia nelle scuole, per il lavoro di casa editrice, trasmissioni radiofoniche e altre strategie sociali ideate, la stagione di PoesiaPresente rappresenta ad oggi la più vasta azione culturale orizzontale mai effettuata in Italia sulla poesia contemporanea.

C’è un’altra ragione personale che mi ha spinto a realizzare PoesiaPresente: la nascita di Milo. Simona ed io abbiamo pensato che nel nostro piccolo, dovessimo donare un mondo più poetico a nostro figlio. Ma in realtà, a ben vedere, è lui che rende più poetico il nostro.